Scuola di Alpinismo Giovanile

"Luigi Bombardieri-Nicola Martelli"

consigli pratici



EQUIPAGGIAMENTO - MATERIALI - ATTREZZATURA


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ALIMENTAZIONE



Alimentazione in montagna

 


Parlare di alimentazione in montagna e dare qualche consiglio è come camminare su di un terreno minato, in quanto oltre gli aspetti fisiologico/scientifici entrano in gioco i nostri gusti e le nostre preferenze, che sono per forza di cose molto personali.
Tentiamo ugualmente di dare qualche dritta.

Innanzitutto parliamo di alimentazione per chi frequenta la montagna delle nostre latitudini (non si va oltre i 4000m di quota) e per praticare un'attività  "non esasperata" come l'escursionismo.

L'essere umano, a parte le scelte personali, è evolutivamente un onnivoro e necessita di queste sostanze nutritive:

  • Proteine (formano le fibre muscolari)
  • Grassi o lipidi (riserve energetiche a lunga scadenza)
  • Zuccheri e carboidrati (riserve energetiche a corta scadenza)
  • Vitamine e sali minerali (per il corretto funzionamento del metabolismo)

Ma l'acqua è la sostanza chimica principale, non per nulla siamo composti per circa l'80% di acqua e il suo corretto approvvigionamento è di indispensabile importanza.

Un'alimentazione media deve essere composta da circa il 12-15% di proteine, che corrisponde a 1 gr di proteine per Kg di peso della persona, i carboidrati rappresentano il 60-65% del fabbisogno energetico, mentre i lipidi formano il restante 20-25%.

Fatte queste doverose premesse, veniamo a come organizzarsi, tenendo sempre conto delle esigenze personali. In montagna, cercate di portare cibo e acqua per soddisfare queste esigenze:

  • devo avere sufficienti scorte energetiche
  • devono essere facilmente digeribili
  • devono essere il più leggero possibile (dato che vanno nello zaino)
  • devono togliermi il senso di fame e possibilmente essere gustose
  • devo portare con me una scorta di acqua sempre in eccesso a quanto prevedo possa servirmi

La migliore soluzione (la migliore, non l'ottima in assoluto!!) è quella di utilizzare le barrette energetiche, soprattutto perché sono facilmente digeribili ed evitano il classico "ballo" nello stomaco dei panini, specie se sto camminando e quindi sto facendo fatica. Inoltre le barrette sono leggere da portare e sono complete nella loro composizione.
Il problema è che le barrette non riempiono lo stomaco e non aiutano nel risolvere il fastidioso senso di fame che può comparire ad ora di pranzo. Per questo può essere utile portare un pezzo di pane con del formaggio,  qualche frutto, ottime le banane ricche di potassio, che aiutano a prevenire i crampi. Ma, in funzione della stagione, vanno bene mele, pere, arance o mandarini, che costituiscono anche una buona fonte di acqua.

E veniamo alle scorte idriche.
La quantità da portare con sé dipende molto dall'escursione che si fa, se è una zona calda, se è possibile o meno approvvigionarsi durante il cammino, dalla lunghezza del sentiero, da quanto uno è abituato a bere. Tener presente che durante uno sforzo fisico noi perdiamo la maggior parte dell'acqua non solo sudando, ma soprattutto tramite la respirazione ed è indispensabile reintegrare quanto perso. Di fame si muore in vari giorni, ma di sete ci si mette molto meno!!!!
Le scorte idriche vanno integrate con i sali minerali, dato che questi li perdiamo lungo il cammino e la sola acqua non è sufficiente al loro ripristino. Ci vengono in aiuto una lunga serie di prodotti commerciali in pastiglie o in bustine, che sciolti nell'acqua, forniscono il giusto apporto di sali.

 

Alcuni consigli spassionati:

  • evitate di cibarvi durante l'escursione di sostanze grasse: queste ci mettono un sacco di tempo ad essere digerite, distolgono acqua ed energia allo sforzo fisico e si trasformano in energia solo quando ormai siete alla fine della camminata (sono di lenta assimilazione). Quindi lasciate a casa i panini con il lardo o la fetta di gorgonzola (che potrebbe anche camminare da sola).
    Questo discorso vale anche per la cioccolata, che è composta in larghissima parte da grassi. Lo so che è buona, ma non pensiate di ricavarne da questa l'energia per la vostra escursione
  • se pensate di dover affrontare uno sforzo lungo e intenso, il miglior consiglio è quello di costituire le scorte energetiche prima della partenza e quindi di mangiare a casa delle belle pastasciutte: i carboidrati complessi (o amidi) sono la principale fonte di energia
  • ti senti alla frutta (nel senso che ti mancano le forze)? Hai bisogno di energia immediatamente disponibile? Lascia perdere le caramelle, le bustine di zucchero o ancora peggio la cioccolata. Ci sono degli zuccheri semplici velocemente assimilabili, che ti evitano il cosiddetto "picco glicemico" (che ti porta ad essere ancora più in crisi). Questi zuccheri sono il destrosio e il fruttosio. Anche questi sono tranquillamente in vendita in farmacia, nei negozi sportivi e spesso anche nei supermercati
  • usate sempre l'acqua reintegrata dei sali
  • cercate di stare leggeri durante l'escursione, cioè di non abbuffarvi. Il tuo apparato digerente ti ringrazierà.
  • prova a cambiare alimentazione, fai degli esperimenti. Se sei abituato a portare con te un paio di panini, prova a vedere cosa succede sostituendo un panino con una barretta. Solo tu sei il migliore giudice per la tua alimentazione.

E se nonostante tutto vado ugualmente in crisi? Cosa posso fare?

 

Indipendentemente dall'età e dal sesso, se fai attività fisica una volta o l'altra ti sarà capitato di entrare in crisi: parliamo di quella nera, dura, che ti taglia le gambe e ti fa sentire come uno straccio centrifugato.

Il punto è: cosa fare in questi momenti di vuoto energetico?
Prima di tutto cercare di evitare di arrivarci... banale, forse, ma fondamentale, dato che le rogne si trovano, soprattutto quando si vanno a cercarle. Per cui la prima regola è 'stare alla larga da quelle cose che sono al di sopra delle nostre capacità attuali'. 
Per applicare questa semplice regola occorre avere una buona conoscenza di sé e dei propri limiti, cosa che si impara solo con il tempo e l'esperienza. Se non la si ha, è bene iniziare "volando basso"... poi c'è sempre tempo di alzare il tiro con gradualità.

Ma quando ci si è in mezzo alla crisi, è del tutto inutile recriminare e battersi i pugni sul petto 

La crisi può essere dovuta a problemi energetici, avendo chiesto un po' troppo al nostro metabolismo. In questi casi serve benzina, possibilmente che bruci in fretta. Molti di noi tirerebbero fuori dallo zaino la mitica cioccolata e se ne mangerebbero a grossi balocchi. Dopo ci si sente meglio, anche se non è certo opera del carburante contenuto nella cioccolata, dato che questo è formato soprattutto da grassi, che richiedono ore per essere metabolizzati. Si sta eventualmente meglio perché la cioccolata è buona e ha delle sostanze dopanti al suo interno.
Lo stesso discorso vale se invece della cioccolata preferisci mangiare un panino al formaggio o al prosciutto, buonissimo,  ma che ti aiuterà solo partendo dal giorno dopo!!.

Rimangono gli zuccheri, ma non quello delle bustine, c'è zucchero e zucchero, infatti. 
Da un lato c'è il saccarosio (bianco o grezzo è quello con cui dolcifichiamo caffè e cappuccini), che però ha un piccolo problema secondario, che si chiama "picco glicemico". In parole povere tutti gli zuccheri per essere metabolizzati e fornire la loro energia hanno bisogno dell'insulina, naturalmente prodotta dal nostro pancreas, che regola la produzione in base alla glicemia nel sangue. Ma il pancreas è un po' "stupido" e non riesce a dosare la quantità di insulina da produrre... per cui può capitare che ingerendo ad esempio 10gr di saccarosio venga prodotta insulina sufficiente a metabolizzare 20gr di zuccheri: morale della favola, dopo qualche istante in cui ti senti come un leone, ritorni ad essere lo stesso straccio di prima, e anche peggio.
Quindi lasciamo stare gli zuccheri ad alto indice glicemico (come il saccarosio e il glucosio) e concentriamo la nostra attenzione su fruttosio e destrosio, che puoi trovare non solo in farmacia, ma in molti negozi sportivi.

E dopo esserti "dopato" con gli zuccheri a basso indice glicemico, non ti resta che rialzare le chiappe, armarti di santa pazienza e rimetterti in marcia...


(tratto da ZainoinSpalla.it)


SCALA DIFFICOLTA'


Per la descrizione delle difficoltà delle uscite, viene utilizzato il sistema internazionale promosso dall'associazione internazionale delle Guide Alpine.


Scala delle difficoltà escursionistiche

 


T = turistico
Itinerari che si sviluppano su stradine, mulattiere o comodi sentieri. Sono percorsi abbastanza brevi, ben evidenti e segnalati che non presentano particolari problemi di orientamento. Sono escursioni che non richiedono particolare esperienza o preparazione fisica. Normalmente il dislivello è inferiore ai 500m, In media queste escursioni vengono affrontate con una velocità che può variare dai 200 ai 250m di dislivello all'ora (in salita).

E = escursionistico
Itinerari che si svolgono su sentieri in genere segnalati, ma di maggior impegno fisico e di orientamento.
Si snodano su terreno vario (boschi, pascoli, ghiaioni, ecc..).
Possono esservi brevi tratti con neve, facili e non pericolosi in caso di scivolata. 
Sono escursioni che possono svolgersi su pendii ripidi, anche con brevi tratti esposti. Questi sono però abbastanza protetti (barriere, reti) o attrezzati (cavi, brevi scalette, pioli) e non richiedono l'uso di attrezzatura alpinistica. 
Questi itinerari richiedono una certa abitudine a camminare in montagna, sia come allenamento che come capacità d'orientamento. Occorre avere un equipaggiamento adeguato. Costituiscono la maggioranza dei percorsi escursionistici che si snodano in montagna. Normalmente il dislivello è compreso tra i 500 e i 1000m e queste escursioni vengono affrontate con una velocità che può variare dai 300 ai 350m di dislivello all'ora (in salita).

EE = escursionisti esperti
Itinerari non sempre segnalati e che richiedono una buona capacità di muoversi sui vari terreni di montagna. Possono essere sentieri o anche labili tracce che si snodano su terreno impervio o scosceso, con pendii ripidi e scivolosi, ghiaioni e brevi nevai superabili senza l'uso di attrezzatura alpinistica.
Necessitano di una buona esperienza di montagna, fermezza di piede e una buona preparazione fisica.
Occorre inoltre avere un equipaggiamento ed attrezzatura adeguati, oltre ad un buon senso d’orientamento.
Normalmente il dislivello è superiore ai 1000m e queste escursioni vengono affrontate con una velocità che può variare dai 350 ai 400m di dislivello all'ora (in salita).

EEA = escursionisti esperti con attrezzatura alpinistica
Itinerari che richiedono l'uso di attrezzatura da ferrata (cordini, imbracatura, dissipatore, casco, ecc.). Possono essere sentieri attrezzati o vere e proprie vie ferrate. Si rende necessario saper utilizzare in sicurezza l'equipaggiamento tecnico e avere una certa abitudine all'esposizione e ai terreni alpinistici.

 

 

Scala delle difficoltà Alpinistiche

 

I percorsi alpinistici, in quanto tali, si snodano prevalentemente fuori sentiero; quindi richiedono buon allenamento ed esperienza di montagna oltre all'uso continuato dell'attrezzatura tecnica.
Qualsiasi difficoltà alpinistica è da considerare superiore a quelle escursionistiche.

 

F = Facile
PD= Poco Difficile
AD= Abbastanza Difficile
D = Difficile
TD = Molto Difficile
ED = Estremamente Difficile
EX = Eccezionalmente Difficile

 

(tratto da ZainoinSpalla.it)




norme comportamentali ed attrezzatura per le vie ferrate


Le vie ferrate sono strutture artificiali che consentono la scalata di pareti rocciose in montagna, realizzate tramite cavi, scale, ponti sospesi e infissi vari che agevolano la salita anche a chi non è in possesso di avanzate tecniche alpinistiche. Oggi le vie ferrate godono di grande apprezzamento da parte degli escursionisti, portando spesso ad un affollamento sulle ferrate più famose. La particolarità di questo modo di scalare montagne comporta l'apprendimento e il rispetto delle tecniche e delle regole di comportamento semplici ma fondamentali, e necessita dell'utilizzo di attrezzatura adeguata e sicura, specificatamente realizzata per gli appassionati delle vie ferrate.

Tecnica di progressione su vie ferrate

Affrontare una via ferrata comporta la conoscenza di alcune tecniche e regole di comportamento semplici ma fondamentali, sviluppate dai professionisti della montagna sull'esperienza e sull'analisi dei pericoli e di ogni problematica che puo' scaturire da questo modo di scalare le montagne.
La 'via ferrata' è un sentiero che si sviluppa in montagna e prevalentemente su pareti rocciose, dove particolari strutture artificiali agevolano la progressione degli escursionisti. Le principali strutture artificiali sono costituite da cavi d'acciaio assicurati alla roccia tramite chiodi/fittoni; i cavi sono in tensione quel tanto che basta per consentire agli utenti di attaccarsi (con le mani) e tirare per avanzare sul sentiero (specialmente nei tratti di maggiore difficoltà); ad intervalli più o meno regolari ci sono gli ancoraggi che assicurano il cavo alla parete. La progressione generica su una via ferrata realizzata con cavi d'acciaio consiste nell'avanzare tenendosi assicurati al cavo, cioe' utilizzando un imbrago ed una longe (sistema ad uno o più cordini o fettucce collegati all'imbrago) con moschettoni e tenere sempre collegata la longe al cavo; i moschettoni vanno collegati al cavo e scorrono lungo il cavo tirati dall'escursionista che avanza. L'escursionista deve avere la premura di mantenersi sempre assicurato con la propria attrezzatura al cavo d'acciaio: questa è la regola fondamentale da rispettare nell'affrontare una via ferrata. 

L'avanzamento sul sentiero ferrato può avvenire o cercando di scalare in maniera 'classica', cioè utilizzando appoggi ed appigli naturali, oppure utilizzando gli aiuti artificiali (pioli, appoggi artificiali, maniglie..) e lo stesso cavo d'acciaio agrappandosi e tirando per superare i passaggi più difficili. In alcuni tratti le vie ferrate possono presentare alcune varianti: scale a pioli in ferro, ponti sospesi o tratti anche senza cavo ma con appoggi e appigli artificiali (come pioli conficcati nella roccia); in ogni caso la regola fondamentale è di mantenersi assicurati sempre, sfruttando ad esempio anche i pioli delle scale.

 

I punti che possono creare problemi nell'avanzamento su di una via ferrata sono i tratti in cui bisogna superare gli ancoraggi del cavo metallico (punti di frazionamento); l'assicurazione tra imbrago e struttura artificiale fatta con moschettoni collegati al cavo metallico consente di far scorre i moschettoni lungo il cavo, ma giunti nei punti di frazionamento, l'ancoraggio stesso (di solito fittoni di grosse dimensioni conficcati nella roccia) non consente lo scorrimento del moschettone: il moschettone va scollegato e ricollegato oltre l'ancoraggio. Questo movimento comporta il momentaneo scollegamento del moschettone (e quindi del ramo della longe) dal cavo metallico; se l'escursionista utilizza un solo cordino con moschettone, in questo frangente risulterebbe pericolosamente sprotetto, un imprevedibile evento come uno scivolamento o un sasso che cade dall'alto e colpisce il soggetto, porterebbe inevitabilmente ad incidenti gravi.. Per questo motivo la tecnica di progressione su vie ferrate prevede l'utilizzo di longe con due rami muniti di moschettone; nei punti di superamento di un ancoraggio del cavo metallico, si procede staccando un moschettone alla volta e riposizionandolo oltre l'ancoraggio: ora l'escursionista non rimane mai sprotetto. Inoltre, due rami collegati al cavo metallico danno una sicurezza maggiore anche per l'eventualità di subire una caduta di sassi che possono danneggiare uno dei cordini/rami della longe. La longe con due rami viene anche chiamata Longe a Y (con i due rami che si collegano tra loro e vanno successivamente nel dissipatore di energia, cosa che descriveremo nel prossimo paragrafo); la soluzione con longe a Y è oggi quella ritenuta più idonea per affrontare qualunque via ferrata.

 

Una classica longe a Y per via ferrata, collegata all'imbragatura

Longe a Y per vie ferrate

Progressione con assicurazione con longe a Y

Longe a Y per vie ferrate

 

Nel superamento di tratti assicurati con scale a pioli, si deve sempre rimanere assicurati con i due rami della longe; spesso le scale sono attrezzate con un cavo di sicurezza che sale accanto alla scala, e si può progredire collegando un ramo della longe ai pioli e l'altro al cavo di sicurezza; se la scala non ha cavi di sicurezza, il metodo migliore e' di tenere i due rami della longe collegati a due pioli distinti e progredire spostando il ramo più in basso sul piolo più in alto, alternativamente. La regola rimane comuqnue sempre la stessa: essere sempre assicurati con due rami della longe, e solo nel frangente di superare i punti di ancoraggio dei cavi della ferrata o di oltrepassare i pioli di una scala, si stacca un ramo della longe per farlo passare oltre, rimanendo quindi solo in questo attimo assicurati con un solo ramo della longe.


 

Utilizzo di una longe con due rami a Y, come indicato nelle istruzioni e norme di certificazione CE EN / UIAA.
Il superamento di un 'frazionamento' avviene spostando uno alla volta i due rami della longe

Guida all'acquisto dell'attrezzatura per vie ferrate

 

 

 

 

Una ultima regola da rispettare sta nella precedenza di progressione e nel tenere le giuste distanze da chi eventualmente ci precede. E' importante infatti considerare che, seppure assicurato ai cavi metallici tramite longe e moschettoni, è sempre possibile scivolare e cadere lungo una via ferrata, ed è possibile che i moschettoni scorrano lungo il cavo metallico fino a fermarsi nel punto di ancoraggio del cavo (punto di non passaggio dei moschettoni). Quindi in un tratto di ferrata tra un ancoraggio e il successivo, dovrebbe avanzare un solo escursionista alla volta. Questa regola è valida (e importante) soprattutto per i tratti verticali o con passaggi difficili e nei tratti con scale a pioli; chiaramente, in tratti in cui il sentiero è orizzontale e non particolarmente impegnativo, succede spesso che la regola non venga rispettata alla lettera..

 

Immagine tratta dalle istruzioni di Kong su attrezzatura da ferrata;
giunti ad un punto di frazionamento (C1) occorre muovere un singolo ramo della longe alla volta, 
per superare l'ostacolo (C2) e riprendere la progressione (C3).
Nell'ultima immagine a destra e' rappresentato il pericolo di caduta: occorre avanzare uno solo alla volta per ogni tratto di ferrata.

tecniche su vie ferrate

 

 

 

Attrezzatura per vie ferrate

Come analizzato nel precedente paragrafo sulle tecniche di progressione su vie ferrate, la regola fondamentale da rispettare nell'affrontare questa attività è di assicurarsi sempre ai cavi (o altro) della via ferrata, quindi utilizzare attrezzatura specifica che consenta questa assicurazione.

L'attrezzatura fondamentale è composta dai seguenti articoli:

  • Imbragatura da alpinismo; per le vie ferrate vanno bene imbraghi semplici (bassi), leggeri, anche privi dell'anello di servizio ma con fettuccia per collegamento del resto dell'attrezzatura; le imbragature intere (munite cioè anche della parte alta) risultano ottime per avere un punto di equilibrio più alto e non ribaltarsi in caso di caduta e sono spesso le scelte migliori per i bambini.

    Un tipico imbrago da via ferrata:
    imbrago da via ferrata
  • Kit da ferrata costituito da longe + moschettoni + dissipatore di energia. E' l'attrezzatura che oggi costituisce il meglio dell'evoluzione tecnica specificatamente applicata alla progressione su vie ferrate. Come analizzato nel paragrafo sulle tecniche di progressione, la regola fondamentale per affrontare una via ferrata è assicursi alla struttura artificiale utilizzando longe con due rami (due cordini o due fettucce) che vanno collegati con moschettoni ai cavi o altro della ferrata. Per assicurare la tenuta anche nei casi delle peggiori cadute, il kit deve essere munito di un dissipatore di energia. Analizziamo nei prossimi paragrafi questa attrezzatura nel dettaglio.
  • Casco. Progredire su una via ferrata significa scalare una parete in media-alta montagna, con tutti i pericoli oggettivi che questo puo' comportare. L'utilizzo del casco è quindi una necessità, non indossare il casco non è un segno di coraggio ma solo di stupidità..
  • Guanti. Sono utili e comodi soprattutto considerando l'uso continuo di cavi e pioli di metallo; particolarmente adatti i guanti con dita libere che consentono anche di utilizzare appigli come in arrampicata.
    guanti da ferrata

 

Kit da ferrata

Ecco l'attrezzatura fondamentale e specifica per affrontare una via ferrata: il KIT DA FERRATA. Abbiamo analizzato nei precedenti paragrafi le tecniche di progressione su una via ferrata e siamo arrivati alla regola fondamentale che indica che ogni escursionista deve assicurarsi alla ferrata utilizzando una longe con due rami muniti di moschettoni. L'utilizzo di due rami (cioè due cordini o due fettucce) è lo stratagemma necessario per non rimanere mai pericolosamente sprotetti, anche nei punti particolari in cui occorre sganciare i moschettoni per superare un frazionamento del cavo metallico della ferrata. La longe ideale per affrontare una via ferrata è la Longe a Y.

 

Classica Longe a Y. Immagine del modello 'Scorpio' di Petzl.

Longe a Y per vie ferrate

 

 

In questo paragrafo affrontiamo una ulteriore questione che riguarda le forze che si possono scaturire da una involontaria caduta durante la salita di una via ferrata, per capire il motivo di utilizzo di un atrezzo particolare: il DISSIPATORE DI ENERGIA. L'insieme di longe. moschettoni e dissipatore viene chiamato appunto KIT DA FERRATA.

La caduta imprevista di un escursionista lungo una via ferrata, può comportare una dinamica che genera una alta forza di impatto (dovuta alla forza di gravità) che deve essere assorbita dall'attrezzatura dell'escursionista. Diversamente dalla scalata alpinistica classica, dove si procede in cordata e si utilizzano lunghe corde (corde dinamiche da alpinismo) e dove le corde stesse sono il principale attrezzo di sicurezza e di 'ammortizzamento' delle forze di impatto, nelle salite di vie ferrate non si procede in cordata e ogni escursionista deve provvedere alla propria sicurezza solo con la propria attrezzatura.

Abbiamo affrontato e descritto le questioni dei 'carichi di rottura' dell'attrezzatura da alpinismo (incluso il caso di scalata di vie ferrate) nella nostra guida:
>> Carichi di rottura per attrezzatura da alpinismo, fattore di caduta, forza d'arresto
Ora sottolineiamo le informazioni riguardanti la vie ferrate:

  • L'attrezzatura degli scalatori deve assicurare la protezione anche nei casi delle peggiori cadute.
  • La caduta di un corpo da una parete comporta una accelerazione verso il basso dovuta alla forza di gravità terrestre; in pochi secondi si raggiungono alte velocità e alte forze di impatto
  • L'attrezzatura fondamentale per arrestare una caduta è il sistema imbrago+moschettoni+corda (nel caso di di cordate alpinistiche) e imbrago+longe con cordini/fettucce+moschettoni nel caso di scalate di vie ferrate
  • Uno dei fattori più importanti da valutare per analizzare l'adeguatezza dell'attrezzatura è il 'fattore di caduta' : questo fattore è il rapporto tra metri di caduta e metri di corda/cordino (o fettuccia) che dovranno assorbire tale caduta
  • La caduta da una via ferrata puo' comportare di fare un 'volo' anche di parecchi metri, ammortizzato da rami di cordino (o fettucce) corti.. Questo comporta un 'fattore di caduta' alto, anche superiore al limite di '2' calcolato come massimo fattore per cordate alpinistiche.

    Il fattore di caduta è il rapporto tra metri di caduta e metri di corda che assorbe le forze.
    Nella seconda immagine è rappresentato un esempio di come in ferrata si possono raggiungere alti valori del fattore di caduta:
  • Per arrestare una caduta da una via ferrata puo' non bastare l'azione dinamica del cordino o della fettuccia, a causa del fattore di caduta alto; per questo motivo nei kit da ferrata è obbligatoria la presenza di un 'dissipatore di energia': questo particolare attrezzo interviene assorbendo parte dell'energia scaturita dalla caduta;

Abbiamo quindi visto il motivo per cui nei kit da ferrata è indispensabile un attrezzo detto 'dissipatore di energia'. Il dissipatore deve intervenire nel caso di cadute particolarmente gravi ed assorbire almeno una parte dell'energia scaturita dalla caduta. Per adempiere a questo compito esistono diverse tipologie di dissipatori; oggi sono diffuse due tipologie particolari:

Dissipatore a piastrina, ovvero un attrezzo metallico con vari fori nei quali far passare il cordino della longe (il cordino unico che esce dall'unione dei due rami della longe, nella longe a Y); i fori devono essere di dimensioni tali da far si' che il cordino per scorrere deve essere mosso con particolare forza; il funzionamento prevede (in caso di caduta) lo scorrimento del cordino nei fori dovuto alla significativa forza generata dalla caduta; lo scorrimento forzato provoca attrito e conseguente riscaldamento: queste azioni (attrito e riscaldamento) assorbono buona parte dell'energia della caduta; il cordino deve essere posizionato in modo tale da poter scorrere, quindi con un capo che avanza oltre l'ultimo foro di uscita del dissipatore. Dopo una caduta grave che provoca l'entrata in funzione del dissipatore, per questa tipologia è possibile ri-sistemare il cordino e continuare lungo il persorso della ferrata; l'azione del dissipatore comunque comporta una usura delle parti (soprattutto del cordino) e molti produttori indicano di cambiare il kit dopo gravi cadute.

dissipatore d'energia

 

Longe a Y con dissipatore a piastrina:

dissipatore d'energia

Moderna Longe a Y con dissipatore a piastrina, custodito in un astuccio:

 

dissipatore d'energia

Terminologia delle parti: (A) connettori conformi alla norma EN 12275 tipo K - (B1) Fettuccia elastica ad Y - (C2) Dissipatore con corda di scorrimento - (D) Cucitura/marcatura spia - (E) Contenitore del sistema di dissipazione - (F) Terminale corda - (G) Fettuccia di collegamento all'imbraco

 

Dissipatore a strappo (detto anche 'a lacerazione'): è costituito da parti tessili (fettucce) con cuciture ad alto carico di rottura; le cuciture sono calibrate per rompersi nel caso di forza di strappo elevata (è la forza generata da una caduta grave); dato che il dissipatore si trova tra i due rami della longe e la connessione all'imbrago, in caso di caduta la longe trasferisce la forza al dissipatore che quindi si 'strappa' e con questa azione assorbe parte dell'energia scaricandola dalla longe e dal resto dell'attrezzatura. Chiaramente, dopo uno strappo questo dissipatore non è più utilizzabile, andrà sostituito. Se capita di subire una caduta che provoca lo strappo del dissipatore, occorre successivamente uscire il prima possibile dalla via ferrata: il kit da ferrata non garantisce più il corretto funzionamento. Tra i vantaggi di questo tipo di dissipatore troviamo invece il peso contenuto (le parti tessili pesano meno in confronto ad un dissipatore a piastrina metallica).

Dissipatore a strappo

Longe a Y con dissipatore a strappo, protetto in una custodia (astuccio):

Dissipatore a strappo


Terminologia delle parti: (A) connettori conformi alla norma EN 12275 tipo K - (B1) Fettuccia elastica ad Y - (C1)Fettuccia di dissipazione cucita -  (D)Cucitura/marcatura spia - (E) Contenitore del sistema di dissipazione - (G) Fettuccia di collegamento all'imbraco

 

 

Il dissipatore deve stare alla base della longe ed agire su un unico cordino (o fettuccia) che deve a sua volta agire in maniera il più equilibrata possibile su entrambi i rami della longe. Esisteva in passato anche una soluzione nota come 'longe a V' nelle quali un unico cordino passava per il dissipatore, ed aveva i moschettoni ai due capi. Per il giusto funzionamento di questa longe e del dissipatore, bisogna pero' collegare un solo ramo alla ferrata, l'altro ramo deve rimanere libero per consentire lo scorrimento eventuale del cordino nel dissipatore (e quindi consentire il funzionamento di 'dissipazione'), quindi si può avanzare con un solo ramo della longe collegato alla ferrata.. questo non rispetta la regola che abbiamo visto nelle tecniche di progressione in ferrata, che suggerisce di avere sempre due rami della longe collegati alla ferrata. Attualmente le norme UIAA (che vedremo nello specifico nei prossimi paragrafi) non contemplano più l'omologazione delle longe a V per i kit da ferrata.

 

Longe a V , non più in uso perchè comporta l'utilizzo di un solo ramo collegato alla ferrata

longe via ferrata

 

 

Norme di certificazione per i kit da ferrata

Come per tutta l'attrezzatura dedicata a sport pericolosi (come l'alpinismo), anche per i kit da ferrata (chiamati 'Energy Absorbing Systems for vie ferrate') esistono delle norme internazionali di omologazione, norme che i costruttori devono rispettare nella produzione di ogni modello e che garantiscono all'utente finale la qualità e la certificazione di sicurezza e idoneità dei prodotti.
In Europa le norme di omologazione dell'attrezzatura da alpinismo sono decise da appositi comitati tecnici; per ogni tipologia di attrezzo esistono norme specifiche, e per gli attrezzi il cui utilizzo e' particolarmente pericoloso (i kit ferrata sono tra questi) e' obbligatorio ottenere un certificato di conformità. La normativa Europea prevede che i prodotti per alpinismo vengano certificati da organi specializzati, diversi dalle casi produttrici. Ogni attrezzo omologato deve riportare la marchiatura CE xx  ;  CE significa: Conforme aux Exigences=conforme alle esigenze, in xx e' specificato il numero di identificazione dell'organo/ente certificante che ha approvato ed omologato l'attrezzo (esistono organismi / enti adibiti a tale compito, che vengono chiamati anche "notified body").
La norma specifica descritta dai comitati tecnici europei per l'omologazione dei 'Energy Absorbing Systems for vie ferrate' e' denominata EN 958
Oltre alle norme europee CE EN , per l'attrezzatura da alpinismo e' in uso anche la normativa UIAA : insieme di regole decise dalle associazioni alpinistiche; oggi a grandi linee le normative UIAA corrispondo alle norme CE EN; le norme UIAA sono in vigore anche fuori dall'Europa, dove non sono richieste le norme CE EN. La normativa UIAA relativa agli 'Energy Absorbing Systems for vie ferrate' è la 'UIAA-128'. L'attrezzatura che supporta anche tale norma riporta il simbolo UIAA (o semplicemente la scritta UIAA) tra le istruzioni o nella marcatura del prodotto.


Prima di essere immesso sul mercato, ogni modello di 'Energy Absorbing Systems for vie ferrate' deve superare test di qualita' e sicurezza, che per la norma EN958 / UIAA128 sono riassunti nelle seguenti immagini:

 

  

Attenzione
La pratica dell'alpinismo (progressione o arrampicata su ghiaccio, neve, roccia, salita di vie ferrate) necessita di un apprendimento e comporta dei rischi che possono portare alla morte o a gravi danni. Chiunque faccia uso di prodotti per alpinismo è comunque responsabile di possedere la conoscenza delle tecniche e delle misure precauzionali e si assume la responsabilità dei rischi legati a queste attività attribuibili ad un utilizzo non corretto del prodotto. I materiali non sono eterni, possono deteriorarsi con un uso intensivo e sopratutto con l’abuso. Prima di ogni utilizzo ispezionare il materiale da utilizzare senza esitare a sostituirlo.



PROGRESSIONE IN CONSERVA CON MINORI

Dispensa di Alpinismo Giovanile edita nel mese di settembre 2012 a cura della Scuola Centrale di Alpinismo Giovanile.


Nei percorsi in montagna capita di dover procedere su terreni che definiremo scabrosi che, in termini alpinistici, vengono definiti facili, ma che di fatto sono delicati da affrontare e possono causare pericolose scivolate. Su questi terreni la prudenza suggerisce agli Accompagnatori di AG di fornire un’assicurazione ai giovani accompagnati in modo da garantire la totale sicurezza.

In questi casi possiamo ricorrere tendenzialmente a specifiche tecniche alpinistiche:

 

  • assicurare direttamente e a turno gli accompagnati, secondo le consuete tecniche di assicurazione;
  • installare una corda fissa;
  • adottare una progressione detta in conserva.

Nella scelta occorre però tenere in debito conto che il dispendio eccessivo di tempo in montagna può essere fonte di pericolo.

In caso di accompagnamento di minori, potrebbe essere opportuno affrontare questi terreni con una tecnica definita come progressione in conserva. Con tale definizione si intende che Accompagnatore ed accompagnato/i si legano in cordata e si muovono sul terreno contemporaneamente.

Questa dispensa, redatta dai membri della Scuola Centrale di Alpinismo Giovanile (SCAG), è destinata a tutti gli Accompagnatori di AG. Il documento è frutto di specifiche sessioni di studio e di sperimentazioni effettuate sul terreno anche con la collaborazione di Guide Alpine. Il lavoro è stato presentato nel corso dell’aggiornamento ANAG svoltosi a settembre 2012.

Noi della SCAG crediamo fermamente che le tecniche presentate, per le loro peculiarità di sicurezza, costituiscano un irrinunciabile contenuto nel bagaglio tecnico degli Accompagnatori di AG.

Si tenga ben presente che in questa dispensa viene trattata la progressione in conserva da attuare nell'ambito dell'Alpinismo Giovanile, quindi da Accompagnatori con accompagnati minorenni. Nel nostro caso le scelte tecniche devono ispirarsi a quelle delle Guide Alpine che considerano a priori gli accompagnati come non autosufficienti. Questa considerazione ci discosta dall’ottica operativa di una cordata di alpinisti adulti, nella quale si presume che tutti conoscano almeno le norme basilari per fornire un’assicurazione ai compagni.

Terreni che hanno le caratteristiche riportate in apertura della prefazione sono ad esempio facili tratti di roccia, tratti scivolosi, creste, terreno d’avventura, sentieri attrezzati, ferrate (facili o poco difficili), ghiacciaio (con ulteriori accorgimenti e tecniche non trattati in questa dispensa) nonché facili tratti di misto caratterizzati dall’alternanza di neve, ghiaccio e roccia.

 

Diversi fattori ambientali, dopo attenta valutazione del pericolo cui si espongono gli accompagnati procedendo slegati, possono indurre l'Accompagnatore a decidere di attraversare rapidamente questi tratti pur mantenendo un sufficiente grado di sicurezza e quindi di protezione degli accompagnati. Proprio per fare questo si può quindi decidere di adottare la progressione in conserva4 Progressione in conserva con minori| CAI - Scuola Centrale di Alpinismo Giovanile

in alternativa alle tecniche di assicurazione che richiedono tempi di attuazione ben più lunghi, prevedendo nella cordata il movimento di un componente alla volta, con l'assicurazione in sosta degli accompagnati da parte dell'Accompagnatore.

Tali tecniche devono essere mirate a prevenire la perdita dell’equilibrio ed ovviamente alla trattenuta delle scivolate prima ancora che queste abbiano luogo e diventino vere cadute. Solo in questo modo ci sono garanzie di trattenuta.

Al di là delle valutazioni puramente tecniche dev'essere ovviamente considerato l'aspetto psicologico della progressione in cordata: scegliere questa modalità garantisce a chi è stanco o insicuro una sicurezza in più e all'Accompagnatore una maggiore tranquillità di efficace controllo della situazione.

L'Accompagnatore deve infatti tenere in conto diversi fattori: mentre si muove, deve essere sempre in una posizione che consenta la gestione tempestiva delle varie situazioni; la varietà di situazioni, derivanti dalla morfologia e dalle caratteristiche del terreno che si percorre, implica la conoscenza di una buona varietà di tecniche da saper scegliere e gestire; deve sentire chi è assicurato alla sua corda per dosare il passo e recuperare subito anche la più piccola perdita di equilibrio; incontrando episodicamente tratti di maggiore difficoltà, l’Accompagnatore li supera, si assicura e poi recupera i componenti della cordata usando la tecnica tradizionale di assicurazione diretta (assicurazione in sosta degli accompagnati), pertanto, il procedimento in conserva presume l’utilizzo, più o meno occasionale, di tali tecniche alpinistiche.

Occorre che l'Accompagnatore acquisisca la manualità necessaria nell'uso della tecnica che richiede molta esperienza, attenzione e decisione, per consentire alla cordata di procedere speditamente ed in sicurezza. Proprio per questo motivo chiediamo alle Scuole di AG presenti sul territorio di inserire l’insegnamento di questa tecnica nei programmi didattici.

Gian Carlo Berchi - Direttore Scuola Centrale di Alpinismo Giovanile

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